Post

Visualizzazione dei post da settembre, 2020

INDIAN TRAIL 15: Himalaya

  INDIAN TRAIL 15: Himalaya "E allora questo trekking verso il Tibet?" dice Hector. "Insomma, è una storia un po' lunga. C'è abbastanza vino?" "Basta che non ti metta a balbettare!" mi rincuora il pungente Benedetto. "Allora? Dov'eri rimasto?" dice e mi mesce un bel bicchiere. In effetti sono un po' brillo anche se ancora non balbetto. "Pokhara. Si parte da Pokhara e si cammina verso le montagne lungo una delle antiche vie del sale, quelle che da millenni i Tibetani hanno percorso per trasportare il salgemma delle loro miniere fino alle pianure del Gange, centinaia di chilometri più a sud." "Come mai portano il sale per tutta quella strada?" "Be', non credo che lo portino più. Adesso portano altre merci. Ma fino a mica tanto tempo fa il sale era una merce rara e in India non lo producevano, almeno non nel nord. Era indispensabile per la conservazione dei cibi e naturalmente è fondamentale per la cuci

INDIAN TRAIL 14. Viaggio.

  INDIAN TRAIL 14. Viaggio. All'imbrunire siamo tutti piuttosto stanchi, tranne Lupo che al solito si è defilato evitando ogni incombenza. Non capisco se sia un vero membro della comune o un ospite temporaneo. Direi che non sono affari miei: se sta bene a loro sta bene anche a me. Fa caldo, siamo in estate e la luce che si diffonde dalla lampada a gas è delicatamente dorata. Sulla tavola ci sono l'immancabile fiasco di rosso e svariati bicchieri oltre ad un bel pezzo di prosciutto che Hector sta affettando ed un pane da cui taglia cospicue fette che distribuisce. "Ma è vero che sei stato in India?" chiede. Continua ad affettare. "Lì 'sto prosciutto non lo trovavi, eh?" Qualche tempo fa, all'inizio, mi era capitato di dire che prima di arrivare da Trieste ero arrivato dall'India. "Sì, è vero. Ci sono stato un bel po'." "Be', dev'essere fantastico! Quanto sei stato via?" "Circa otto mesi. Sono andato per via di

INDIAN TRAIL 13. Qualche problemino.

INDIAN TRAIL 13. Qualche problemino. Dicevo che non ci sono regole e in effetti in una comune sembrerebbe vigere una sorta di anarchia, come se davvero si fosse realizzata l'utopia di una serena convivenza fra illuminati. Ma naturalmente non è proprio così. Oltre alla scalcagnata Willis da guerra, di macchine c'è solo la mia R4, che per me è preziosa quasi quanto la mia chitarra essendo uno dei pochi beni terreni che mi appartengono. Perciò quando Furio senza chiedere se ne appropria e sparisce nel mare di ginestre verso il paese, io mi adombro. Quando a sera ritorna sobbalzando lungo l'ultima ripida discesa lo affronto e gli dico "Ascolta Furio, la mia macchina, se la vuoi, me la devi chiedere. Ci tengo, è vecchiotta e la strada è malmessa." L'amico mi squadra dall'alto in basso e fa "Perchè, sei geloso? Guarda che qui tutto è di tutti!" Un'affermazione che sembra una parola d'ordine, palesemente falsa. Ognuno di noi possiede qualcosa d

INDIAN TRAIL 12: Il pavone.

  INDIAN TRAIL 12: Il pavone. Lo stretto passaggio fra le case che conduce all'orto è presidiato da un fantastico e inutile animale: il pavone. Ho ancora pochissima confidenza con gli animali in genere, e l'idea che ho del tipo in questione è basata essenzialmente sulla sua coda. Ricordo che la sua immagine stilizzata ed iconografica adornava un tempo i troni degli imperatori persiani, e che qualche bizzarro riccastro dell’antichità adorava le lingue di pavone in salmì, ma non so nulla della sua psicologia più profonda. Capisco che il pavone maschio possa avere dei problemi di personalità, anche se non ne ha certamente riguardo all'identità: sa di essere splendido ed è vanitoso come una superstar. La coda di cui si fa vanto è spesso bersaglio di un’ammirazione che si manifesta nel doloroso strappo delle penne e posso capire come l'animale abbia sviluppato un tratto maligno nel suo caratttere. Il nostro pavone è un bell’esemplare di maschio bullo e tronfio, con solo qual

INDIAN TRAIL 11: Non tutto il male...

INDIAN TRAIL 11: Non tutto il male... La parola d'ordine qui alla comune sembra essere "libertà" ma come accade con quasi tutte le parole astratte, all'atto della concretizzazione ognuno le interpreta come vuole. Le parole sono simboli ed i simboli sono incroci dove chiunque può scegliere di andare nella direzione che preferisce. Le parole concrete consentono uno spazio di interpretazione lineare, come dire che i significati possibili esistono sullo stesso piano, in una dimensione nota: se dico "cane" si può pensare a un bassotto o a un levriero ecc. ma si pensa sempre a quattro gambe e una coda. Le parole astratte invece sono incroci che permettono di andare dovunque, sopra, sotto e lungo il tempo. Potrebbero avere dodici code e sette gambe, potrebbero volare... Per questo è difficile stabilire il significato di parole come "libertà", o "felicità" e così via. Non ci sono regole ben stabilite e questo a volte genera disagi e incomprension

INDIAN TRAIL 10: Training

 INDIAN TRAIL 10:  Training Da maggio in poi le pecore pascolano su primaverili prati lussureggianti, molte hanno partorito simpatici agnelli saltellanti e dunque vanno munte mattina e sera. In realtà dipende dal tipo di pecora, ma le nostre sono sarde, pecore da latte: fossero toscanelle avremmo più agnelli e meno latte ma sarde sono e mungerle devo. L’operazione è più agevole a dirsi che a farsi: mi metto a cavalcioni sopra la pecorella girata dalla parte del sedere, stringendola appena con le ginocchia perché non se ne vada. Le scosto la coda e accarezzo e massaggio le mammelle per indurre il latte a scendere verso i capezzoli. Il secchio è in posizione. Le altre pecore osservano preoccupate, devono aver capito che non sono proprio del mestiere. Mungo cercando di far andare lo spruzzo di latte nel secchio e devo mirare bene perchè c'è poca luce visto che per ovvi motivi non bisogna mettere la lampada a petrolio troppo vicino al fieno ed alla paglia di cui la stalla è piena. La l

INDIAN TRAIL 9: Pastore

INDIAN TRAIL 9: Pastore             In fondo al villaggetto verso la valle rimangono i resti di un'antica torre: mi spiegano che quello fu il primo insediamento, avvenuto verso il 1100. Adesso vi si ricoverano le pecore di Adamo, pater familiae di un nucleo di cinque o sei figli e figlie abbarbicati a questo borgo natìo e resistenti, temo obtorto collo, alle lusinghe cittadine. C'è anche la moglie, Maria, e la vecchia suocera, la Checca, che è proprietaria della casa dove vive e del terreno circostante. Una signora, insomma, anche se la si vede sgambettare tutta vestita di nero su e giù per questi greppi con sulla schiena curva grandi fardelli di fascine di quercia, preziose per il fuoco che rimane sempre acceso nel grande camino in pietra della sua cucinona. Questa cucinona parecchi anni fa ha ospitato nientemeno che la scuola: vi si tenevano due classi, una per i ragazzini ed una per i più grandi. Un'unica maestra insegnava a tutti ed era alloggiata in una delle numerose

INDIAN TRAIL 8

INDIAN TRAIL 8.        Entro in quella che è la casa più grande del piccolo borgo, un'antica padronale in pietra serena di quattro piani, ancora in discrete condizioni.  Salgo una bella rampa di scale al seguito dell'ammirevole bionda e giro a destra sul pianerottolo, in una stanzetta per metà occupata da una grande tavola intorno alla quale sono già sedute tre o quattro persone. Dico "Salve!" e mi siedo su una panca.  Uno di loro, grande e grosso e con pochi capelli mi guarda e fa: "Toh, e questo? Da dove salta fuori?" Riempie un bicchiere di vino e me lo passa con aria amichevole. "Già" -fa la bionda, che mi sta vicino- "Poi ci racconti. Intanto dài, dicci almeno come ti chiami, così, giusto per avere un'idea"  "Sono Scudo, arrivo da Trieste... stavo cercando di rintracciarvi perchè vorrei raggiungere quelli della Pizzichina, non so più dove siano. A Padova mi hanno detto che forse voi li conoscete, Alberto, Eto..." Hector

INDIAN TRAIL 7. La comune.

INDIAN TRAIL 7   La comune.          Chitarra e borsone in macchina e venduta una bella Fender Stratocaster per ricrearmi un gruzzoletto, riprendo la via dell’ignoto.        Ho una traccia lievissima da seguire, un paio di nomi di persone che avevo conosciuto anni prima durante una visita nella loro comune vicino a Todi: la Pizzichina. Voglio vedere se posso raggiungerli, e condividere la loro esperienza agricolo-comunarda. A Padova però, ospite di un gruppetto di amici che si ricordano di me da quella volta che suonai in un concerto nella Sala dei Giganti, vengo a sapere che la Pizzichina non esiste più, e che la comune si è spostata non si sa dove. Sembra però che esista un altro gruppo che da Padova si è trasferito in campagna in Toscana: è un piccolo nucleo che si è aggregato per insediarsi alla Badiola, una cascina vicino a Pontassieve.        E' tarda sera quando, districatomi da un labirinto di stradine sterrate e prive di indicazioni, arrivo sull'aia della cascina Badio

INDIAN TRAIL 6.: Interludio.

INDIAN TRAIL 6:  Interludio.      I balzi dovrebbero essere, per antonomasia, ratti e fulminei: ma nel mio caso si tratta di un balzo destinato a durare otto mesi, perciò mi trattengo dall'entrare nello specifico racconto -di cui probabilmente citerò qualche episodio- per riprendere dal punto in cui, dopo aver percorso svariate migliaia di chilometri attraversando Turchia, Persia, Afghanistan, Pakistan, India e Nepal sia all'andata che al ritorno, risalgo infine la Yugoslavia e mi riaffaccio alla bella Italia ed all'amata Trieste.            Il viaggio è stato lungo abbastanza da  confondermi un po' le idee in fatto di moda, e di indurmi a di scegliere, sulla via del ritorno a Herat in Afghanistan, una stoffa di un delizioso colore lilla con cui farmi cucire un paio di braghe nuove in sostituzione di quelle un po' sbrindellate in mio possesso. Convinto di aver così soddisfatti i dettami della convenienza europea (ho anche una bella camiciola afghana bianca con ricam

Indian Trail 6 : In viaggio.

Indian Trail 6: In viaggio Non sempre i balzi sono immediati e subitanei: alcuni sogni non si realizzano in quattro e quattr’otto: questo balzo sarà lungo e lento, perché l’India non è proprio dietro l’angolo e mi ci vorrà un po’ di tempo per arrivarci visto che viaggerò per via di terra: seguirò a tratti il percorso dell'antica Via della Seta, che studio su due bellissime carte telate Bartholomew che mi sono procurato e che viaggeranno con me.   Mi piace l’idea di avvicinarmi piano piano alla meta, di vedere il dipanarsi della strada di paese in paese, di gente in gente, attraverso i sapori, gli odori, le lingue e le architetture che si trasformano e mi modellano. E’ un processo di adattamento continuo, ha bisogno di tempo e flessibilità: il tempo me lo sono conquistato, e la flessibilità spero non mi abbandoni.   Traghetto fino ad Amsterdam, deliziosa città popolata da un’inesauribile folla di miei simili, capelli scomposti ed abiti fluttuanti, gruppetti che soggiornano in ogni a

INDIAN TRAIL 5 L'ultimo bacio.

           INDIAN TRAIL  5   L'ultimo bacio. E’ vero che non pago l’affitto, ma devo pur lavorare per campare. Mi presento all’ufficio governativo di collocamento dove una signora anziana e gentile mi chiede quali siano le mie capacità e preferenze. “Un lavoro all’aperto” dico io “tipo giardiniere…” Dopo tre giorni mi chiamano: sono assunto come magazziniere al centro distribuzione viveri e tessili che rifornisce quotidianamente sei ospedali dell’East End, fra cui il London Hospital ed il Mile End, che sono enormi. La mattina preparo i pallets con gli ordini arrivati il giorno prima, tanti chili di riso, tante scatolette di oxtail soup, svariati cartoni di Marmite, quella diabolica pasta bruna con cui qui si condisce quasi tutto … Mi devo destreggiare fra montagne di ogni tipo di viveri. E naturalmente è mio compito scaricare i camion in arrivo ed immagazzinare le scorte. La consegna più temuta è quella della farina, che arriva in dozzine di sacchi da cinquanta chili ciascuno, cent