INDIAN TRAIL 12: Il pavone.

 INDIAN TRAIL 12: Il pavone.

Lo stretto passaggio fra le case che conduce all'orto è presidiato da un fantastico e inutile animale: il pavone.
Ho ancora pochissima confidenza con gli animali in genere, e l'idea che ho del tipo in questione è basata essenzialmente sulla sua coda. Ricordo che la sua immagine stilizzata ed iconografica adornava un tempo i troni degli imperatori persiani, e che qualche bizzarro riccastro dell’antichità adorava le lingue di pavone in salmì, ma non so nulla della sua psicologia più profonda. Capisco che il pavone maschio possa avere dei problemi di personalità, anche se non ne ha certamente riguardo all'identità: sa di essere splendido ed è vanitoso come una superstar. La coda di cui si fa vanto è spesso bersaglio di un’ammirazione che si manifesta nel doloroso strappo delle penne e posso capire come l'animale abbia sviluppato un tratto maligno nel suo caratttere.
Il nostro pavone è un bell’esemplare di maschio bullo e tronfio, con solo qualche penna mancante a causa di precedenti razzìe. Ha deciso in modo del tutto autonomo che il passaggio fra le case che dà accesso agli orti e ai campi è territorio suo, e che spetta a lui decidere chi può passare e chi no, e quando. Sta appollaiato in agguato su dei legni sporgenti dal tetto, e si avventa dall'alto sull'ignaro passante piantandogli le zampe sul petto e menando un sacco di sberle con le ali. Il pavone è un po’ più piccolo di un cigno, ma è bene ricordare che il colpo d’ala di un cigno può rompere un braccio. L’attacco arriva inaspettato, ti terrorizza e ti ritrovi a parare colpi sperando che quel criminale non ti becchi in faccia.
Dopo tre o quattro aggressioni decido che devo reagire per ristabilire le gerarchie e per liberare il passaggio verso l’orto da quella angoscia quotidiana. Fingendo di essere sovrappensiero entro nella zona proibita: ed ecco il fulmine scintillante piombarmi addosso, pronto a riempirmi di schiaffi. Ma questa volta, l’avevo giurato, sarebbe stata l’ultima. Lo acchiappo al volo per il collo iridescente con la sinistra, e gli rifilo una sfilza di ceffoni per fargli assaggiare la sua stessa medicina. Infine lo lascio andare, rintronato e rieducato. Da allora in poi, con grande sollievo generale, non attacca più e si limita a fare il suo mestiere di splendido pavone.
"Scudo! Scudoooo!". Il richiamo mi raggiunge mentre ritorno dall'aver nutrito i due maiali nel loro recinto lì vicino. "Scudooo". Oh, mannaggia, me lo sono scordato! Corro su per le scalette, spalanco una porta e poi un'altra e mi trovo davanti il viso sorridente di Gilberto soffuso di luce dorata ed appena arrossato, seduto sul water dove lo avevo sistemato una mezz'ora prima. "Scusami Gilberto, mi dispiace..." sono imbarazzatissimo. "Figurati, non preoccuparti. Tutti mi dimenticano sul cesso, non c'è problema. Dai, tirami su." E' già pulito perchè riesce a farlo da solo, ma non può alzarsi nè camminare: ormai mi sono incaricato io di trasportarlo qua e là, per quel poco che vuole muoversi. La mattina lo aiuto a indossare il busto, un affare rigido che gli permette di stare ritto quando è seduto, e lo porto in braccio fino al bagno e poi, quando me ne ricordo, fino alla saletta da pranzo dove sta quasi tutto il giorno a rilegare quaderni e chiacchierare. La sera di solito è Benedetto che lo aiuta. Gilberto è una presenza solare, positiva ed allegra. Ed è molto, molto intelligente e un prezioso consigliere in ogni circostanza.

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