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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

INDIAN TRAIL 15/a: Khyber Pass.

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INDIAN TRAIL 15/a: Khyber Pass. Mi sono affezionato all'Afghanistan, alla sua dolcezza e gentilezza, al senso dell'umorismo che spesso affiora inaspettato e all'aria di grande libertà e tolleranza che vi si respira. Un'oasi serena e rilassata, soprattutto dopo aver attraversato la Persia. Persino il tè, servito in teiere leggere e profumate, e lo yogurt, e il riso fritto sono diventati più saporiti e delicati. Questo popolo è forte come la roccia su cui vive e flessibile come il vento delle alte valli, e può essere tollerante verso le proprie abitudini e piaceri e anche verso quelli degli stranieri in transito. Ogni tanto tuttavia qualcuno che viene sorpreso a trafficare droghe viene arrestato e messo in prigione: bruttissima faccenda e tristissima storia che si ripete in molte delle città sparse lungo la grande Via della Seta, da Istanbul in avanti, passando per alcuni centri dove le pene per consumatori e trafficanti sono addirittura terribili. Qui in Afghani

INDIAN TRAIL 14/a: Kandahar, Kabul.

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  INDIAN TRAIL 14/a: Kandahar, Kabul. Due giorni a Kandahar per riposare le ossa messe a dura prova dall'autocarro di Herat, e poi eccomi su un altro autocarro diretto a Kabul. Noccioline, carote, melagrane, focaccia appena sfornata e sono pronto. Il tè lo troveremo lungo la strada. Ci sono circa cinquecento chilometri da percorrere. Deserto di pietre e polvere. L'allegro tintinnio delle campanelle di Kandahar è sostituito dal rombo del diesel che sbuffando e scuotendosi mi trasporta attraverso il pietroso panorama che sembrerebbe ostico a qualsiasi tipo di vegetazione, ma che ciò nonostante è in grado di rifornire i negozietti e i paesini di splendidi meloni, melagrane, inaspettata uva e albicocche… Si procede lentamente, ci vogliono dodici, tredici ore di sussulti e scossoni prima di vedere da lontano la capitale: Kabul. Kabul ha una storia lunghissima e complicata: per migliaia di anni è stata crocevia di carovane, eserciti, esploratori e giramondo. È lo snodo da c

INDIAN TRAIL 13/a: Afghanistan.

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  INDIAN TRAIL 13/a: Afghanistan. L'Afghanistan, per noialtri viandanti, è una specie di miraggio, un’oasi nel deserto. È come se non appartenesse del tutto alla teoria di paesi che si attraversano, ed è da tutti considerato un luogo sereno dove finalmente è possibile rilassarsi per un po' dopo aver attraversato un subcontinente che nel suo insieme è piuttosto faticoso. Mi sembra che l'occidentale in transito fino a questo punto sia considerato una specie di fastidio, un intruso che suscita un po’ di curiosità. Poco importa che ci si sforzi di adeguarsi a ogni norma e si eviti ogni attrito: si rimane estranei, e la sensazione è che prima ce ne andiamo, meglio è. Ma l'Afghanistan non è così. A Herat, appena si smonta dalla corriera che ha percorso i trecento chilometri da Mashhad, ecco avvicinarsi il gruppetto di accoglienza, una decina di individui con turbante e vestiti di casacche e braghe belle larghe color marrone, o grigio, o azzurro carta da zucchero, vet