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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

INDIAN TRAIL 55: Il grande incendio.

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INDIAN TRAIL 55: Il grande incendio. I miei olivi hanno una loro storia da raccontare e la riassumo in breve: abbandonati da molto tempo, per quattordici anni li ho seguiti, potati e incoraggiati fino a farli rendere da zero a venticinque chili d’olio. E’ una quantità sufficiente per le necessità casalinghe, se l’olio si usa principalmente per condire e con sobrietà per cucinare. È chiaro che il valore affettivo aggiunto è notevole e senza prezzo. Tutto procede faticosamente bene fino al 1985, quando improvvisamente la temperatura scende a meno sedici per tre notti di seguito: troppo per gli olivi. La tragedia colpisce gran parte della Toscana e immagino anche altrove, obbligando i proprietari a tagliare quasi tutte le piante rasoterra. Una strage. In mezzo agli innumerevoli tronchi abbattuti e ramaglie sparse si possono immaginare i cuori spezzati e le lacrime amare. L’olivo per fortuna è dotato di una formidabile vitalità che gli permette di ricacciare molti polloni dalla base

INDIAN TRAIL 54: Una breve retrospettiva.

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  INDIAN TRAIL 54: Una breve retrospettiva. A volte penso che forse dovrei fare come Proust, e chiudermi in una stanza foderata di sughero a rimembrare ogni attimo, ogni filamento della memoria, per insulso e insignificante che sia e sopravvissuto solo grazie all’assenza di una seria selezione. Oppure mi dovrei legare alla sedia come Alfieri, insistendo in una disciplina molto osannata dagli esegeti ma del cui valore non sono tanto sicuro. In tutta onestà però e senza voler parafrasare il grande filosofo greco, so di non sapere, e dunque scelgo, dal grande prato della vita, quei fiorellini che mi pare si armonizzino piacevolmente in un mazzolino colorato, sperando che sia anche significativo. Mi hanno tirato su a Trieste, dove da piccino se volevo fare pipì prima di alzarmi dal letto dovevo chiamare la mamma per averne il permesso: nell’educazione dei bimbetti echeggiava ancora qualche venatura austroungarica. Poi mi hanno suggerito la lettura di Kipling, di London, di Jambo e di Sal

INDIAN TRAIL 53: Il bacio.

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 Il bacio. Viaggiare è una bella cosa, però è ancora meglio ritornare a casa e ritrovare l’amata Joy, salutare i polli e girellare per l’orto per vedere che tutto funzioni: mi sembra di vedere le cose con occhi nuovi, lo sguardo rinfrescato dall’assenza. Girando per i boschi di quercia e carpino, o lavorando nell’orto giù alla fonte sono circondato dai grandi alberi che abbracciano il campo: comincio ad avvertire la loro viva presenza, mi rendo conto che è da un bel po’ di tempo che mi vedono venire e andare, zappare e piantare e che non può certo esser loro sfuggita la mia esistenza: da quattordici anni vado e vengo su questi sentieri e quando mi avvicino le loro foglie vibrano amichevolmente, come se riconoscessero un fratello più piccolo, un po’ diverso dalle solite volpi e cinghiali, ma che transita altrettanto innocuo e indaffarato. Mi sento in mezzo a una popolazione di amiche, respiro il loro respiro, mi rinfresco alla loro ombra e a volte quando passo sotto i grandi rami ho l’i

INDIAN TRAIL 52: Charles.

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  INDIAN TRAIL 52: Charles. A Manhattan sono ospite del mio vecchio amico Charles, che negli ultimi anni ha fatto fortuna. Charles è inglese, ci siamo conosciuti a Roma in Trastevere ai tempi del Folkstudio. Lui all’epoca faceva l’aiuto regista in un film di Pasolini, Medea, e durante le riprese aveva girato un lungometraggio per documentare lo stile di Pasolini e le tecniche del Maestro. Il titolo del suo lavoro era “A Film by”, e io ne avevo composto la colonna sonora utilizzando sistemi e metodi piuttosto innovativi per l’epoca, cioè il ‘68. Poco dopo Charles si trasferisce a New York, dove ha modo di far proiettare “A Film by” alla Rizzoli Hall di Manhattan. Da allora siamo rimasti ottimi sia pur lontani amici. Nei suoi primi mesi a New York per campare Charles fa il tassista, e dopo qualche tempo viene raggiunto da suo padre Frederick, un signore in blazer blu di professione artista squattrinato che finora è sopravvissuto chissà come in Brasile, anche grazie alla moglie medico.