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Visualizzazione dei post da novembre, 2021

INDIAN TRAIL 40/a: Quasi Europa.

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  INDIAN TRAIL 40/a: Quasi Europa. A Herat colgo l'ultima occasione per rinnovare il mio guardaroba prima di rientrare in Europa. Il mio look da queste parti mi protegge ma so che avvicinandomi alla madre patria dovrò fare delle concessioni prima di esser fatto segno di esagerate attenzioni nei numerosi confini che devo attraversare. Visto che sono stato promosso sufi sul campo, mi terrò barba e capelli lunghi, magari un po' aggiustati: ma le braghe a striscioline, la camicia lunga fino alle ginocchia e il copricapo afghano devono sparire. Conservo la borsa di tela di Calcutta perché mi serve per trasportare i pochi averi che mi accompagnano: il diario di bordo, i pastelli, un cambio di biancheria, le bottigline di Benares, gli scacchi in fieri di legno di sandalo. Il sarto se ne sta sul lato della strada polverosa e con dita velocissime e piede frenetico aziona la sua macchina da cucire creando camicie e pantaloni. Gli mostro la pezza di stoffa color lilla che ho c

INDIAN TRAIL 39/a: L'uccello? Vola.

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INDIAN TRAIL 39/a: L'uccello? Vola. A Kabul si riposa bene, le stanze degli alberghetti si affacciano sui cortili interni ombreggiati e movimentati da svariate galline, qualche capretto e dagli andirivieni dei vicini di stanza, molti di loro in viaggio, qualcuno stanziale. Ci sono alcuni luoghi dove inevitabilmente ci si ritrova e dove si formano alleanze e si disintegrano amicizie e amori, dove vengono scambiate informazioni e piccoli tesori, come libri e indirizzi, storie e avventure. "Ehilà, italiano! " Chi mi chiama è un barbuto genovese dai capelli lunghissimi, sta seduto a un tavolo del tea-shop in compagnia di uno yogurt e di un tipo piccolo piccolo, dotato di bandana rossastra e di numerosi orecchini e altre appiccaglie che per quanto lui si sforzi non riescono a imbellirlo. "Dov'è che stai andando? " Mi siedo, è bello sentir parlare italiano. "Herat " rispondo "Sto tornando in Italia. E voi? " "Herat anche noi. Partiamo

.INDIAN TRAIL 38/a: Khyber Pass

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  INDIAN TRAIL 38/a: Khyber Pass Il pullman dall'altra parte del confine pakistano ha visto giorni migliori, ma è successo molto tempo fa e certo per un periodo molto breve. Le strade, anche quelle internazionali, fra buche e massi sparsi e polvere ed eterno sovraccarico dei mezzi, fanno invecchiare rapidamente camion e corriere che tuttavia continuano a sfrecciare su curve da montagne russe e giù per discese rompicollo mentre i viaggiatori che stanno dentro si aggrappano ad appigli di fortuna e quelli che stanno sul tetto si abbarbicano ai bagagli legati lassù, cercando di non venir proiettati in qualche burrone alla prossima svolta. Le ambitissime soste permettono al groviglio umano di disincastrarsi da borse e fagotti per raggiungere le baracchine di tela dove pentoloni di chai sobbollono e involtini di curry e baji, curcuma e chapati resistono agli assalti di mosche e mosconi. Alcuni animali viaggiano con noi: qualche pollastro viene tirato fuori dal sacco per farlo respi

INDIAN TRAIL 37/a: Polveri colorate...

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  INDIAN TRAIL 37/a: Polveri colorate... Polveri colorate di Benares, pezzetti di legno di sandalo che sto scolpendo per farne degli scacchi, fichi secchi e carote nella bisaccia; calzoni scoloriti e sbrindellati, un fedele bastone con cui tenere a bada vacche insistenti e randagi di varia natura. Passaporto e qualche rara banconota superstite sono arrotolati nel foulard turchese che uso come cintura e cassaforte. Nella taschina cucita all'interno dei calzoni vicino all'orlo dalle parti della caviglia, c'è l'ultimo biglietto da cinquanta dollari, quello che mi dovrà portare fino in Italia. Arrivo ad Amritsar, città sacra come del resto praticamente tutte le altre città dell'oriente. Ho quasi dimenticato che mi trovo di nuovo nella capitale del Punjab, la terra dei Sikh dove la vocazione primaria di ogni abitante maschio è di essere un guerriero, o almeno un soldato. Perciò entrare nella loro capitale vuol dire trovarsi in mezzo a una folla variopinta e armata fino a