INDIAN TRAIL 74: Finalmente a casa!

         È bello viaggiare, volare, vedere le nuvole dall’alto mentre si arrossano e poi velocemente si rabbuiano mentre la notte avanza troppo rapida incontro all’aereo… È una gran cosa scoprire nuove strade, assorbire informazioni inaspettate, persino esser messi alla prova e vedere le proprie convinzioni triturate nel pestello del Martello Danzante: è uno degli insegnamenti che porto nel mio bagaglio, e che dice che ogni informazione va colpita, provocata, battuta senza pietà finché si spezza. Se resiste a ogni prova, allora posso accettarla e farla mia. In caso contrario va rigettata e restituita al mittente.
Dicevo, c’è soddisfazione nel sentirsi arricchiti di nuove esperienze… Ma nulla di tutto ciò assomiglia alla gioia che mi dà il tanto desiderato abbraccio di Sofia.
Sofia viene ad accogliermi a Roma, all’aeroporto. E’ un’apparizione meravigliosa. Non solo è bellissima: è radiosa, accogliente. Nella convulsa hall di Fiumicino mi abbraccia, mi fa sentire a casa, come se non me ne fossi mai allontanato.
Ha prenotato una stanza in un bell’albergo nei dintorni. Domani ritorniamo ai Meli.
Sofia mi aggiorna sulle vicissitudini degli ultimi due mesi: è riuscita a tappare le numerose fessure attorno alla finestra azzurra (scopro ben presto che ci sono volute annate di giornali per obliterare il gap dell’infisso e neutralizzarne il micidiale spiffero) ed è anche riuscita a fare un vino eccellente, dalla vendemmia fino alla messa nella botte. Sembra facile, a dirlo, ma non è affatto semplice. E poi Sofia è un medico: non ha ancora esperienza alcuna in materia, solo la sua notevole intelligenza e un sacco di buona volontà. E anche una cartella di istruzioni molto dettagliate, per sicurezza.
Nel frattempo ha ampliato il nostro zoo famigliare dotandolo di alcune piccolissime paperelle, gialle ed esuberanti che convivono con i pulcini senza troppi problemi, basta fornire loro dei piani inclinati per superare qualche impervio gradino e una bella ciotola d’acqua che in brevissimo tempo si impegnano a trasformare in palude.
Sono allegre e spensierate e crescono in tutte le direzioni tranne che in altezza; ogni tanto una di loro si fa trovare a pancia in su, incapace di girarsi e rialzarsi, e viene trattata come un tappetino da tutto il resto della truppa che la usa come morbido zerbino: però prima o dopo riesce a rimettersi in piedi, di nuovo pimpante e gagliarda. Certo, adesso che hanno via libera nel recinto grande devono competere con i pulcini che sono più agili e salterelli: però le paperelle non rotolano più tanto spesso lungo le discesine e si sono aperte dei varchi e sentierini su cui scivolano come su dei toboga. Oltre alla tramoggia da cui possono bere tutti gli abitanti del pollaio quando vogliono, loro hanno a disposizione una vaschetta piena d’acqua pulita. Appena sentono il rumore della vaschetta che viene riempita arrivano ciabattando di gran carriera, infilano i becchi sott’acqua, la riempiono di schifezze fangose, si fanno un veloce pediluvio in modo da impaludare tutto e se ne vanno felici e contente ancheggiando.
È fantastico vedere come Sofia si sia adattata a ritmi e faccende cui non era abituata. Ha un talento naturale ed una cura attenta per gli esseri che ci circondano. Mi sembra una sorta di miracolo, la prova evidente di come il sogno possa diventare realtà.
Come ogni autunno, dopo aver provveduto a sistemare la legna per l’inverno, ripristinate le canalizzazioni di strade e stradine in previsione di piogge e nevicate e riempiti i contenitori di mangimi vari pollame, devo preparami per la Fiera di Natale in quel di Padova. È l’evento che mi permette di accumulare sufficienti risorse per progetti e investimenti nell’anno successivo, e dunque va preparato con grande cura.
Taglio cornici con il quartabono, ogni cornice richiede otto tagli, le incollo, preparo i cartoni, taglio centinaia di vetri a misura, stampo al torchio moltissime incisioni, alcune le acquerello… Quando tutto è pronto incornicio i vari soggetti, alcuni in sepia e molti, quelli a più matrici, a colori: ci sono una dozzina di formati diversi. Preparo le casse e i pacchi di acqueforti. Organizzo i vari attrezzi che mi serviranno: la Fiera di Natale comincia l’otto dicembre e finisce il sei gennaio, e l’unico giorno libero è il giorno di Natale. Si lavora dalle otto di mattina alle otto di sera. Servono gli ombrelloni, un impianto luci, i banchi… Questa volta però, a differenza degli altri anni, c’è una grande novità: Sofia verrà con me e condivideremo l’impresa.
No photo description available.



Commenti

Post popolari in questo blog

Indian Trail : 1: Folkstudio Files

El xe andà avanti

Indian Trail 17: Danni collaterali della rivoluzione.