INDIAN TRAI 73: Partenza, arrivederci.
INDIAN TRAI 73: Partenza, arrivederci.
È tempo di saluti. Ogni cosa, ogni viaggio inizia con un passo e poi si evolve intrecciandosi con i nastri policromi del destino.
Mi avvio fra le grandi querce, molte delle quali ormai conosco bene. Accarezzo le ruvide rosse cortecce delle due immense madronas testimoni di molte mie ambasce e qualche piccolo trionfo. Vado a salutare i lama. Il grande maschio mi si avvicina subito e come d’abitudine mi annusa l’alito, perché è così che i lama capiscono molte cose su chi sta loro di fronte. Percepiscono lo stato di salute, le sue intenzioni, e decidono se vogliono averci a che fare o meno. A volte, se non lo gradiscono, emettono una nuvola verdastra dritta in faccia all’interlocutore, e sembra proprio che gli sputino addosso. Ma io devo essergli simpatico: mi sfiora il viso con i suoi morbidi labbroni e mi guarda dritto negli occhi. È davvero un animale magico, da lui emana un incanto avvolgente che mi trattiene e mi fa innamorare. Ecco arrivare le due eleganti femmine e il graziosissimo erede saltellante. Una deliziosa famigliola. Vengono a salutarmi. “Ciao Wizard, me ne vado. Ci vediamo presto, vedrai che ritorno. Comportati bene, mi raccomando.”
Sono ormai con un piede a Wild Rose e con l’altro in viaggio verso casa -la mia altra casa, in Toscana. Non so più quale sia la mia vera casa: è come se il mio cuore fosse diviso fra due amori. Sta a me trovare il modo di conciliarli e di vederne la dinamica in modo possa illuminare il mio cammino.
Ho salutato ogni membro della piccola tribù e i miei pochi bagagli sono pronti, accanto al pick-up di Ross. Sarà lui a riportarmi a San Francisco, da dove spiccherò il volo per l’Europa, la mia casa e la mia amata Sofia. Sofia mi è mancata molto e le comunicazioni con lei sono state rare e rese complicate da un telefono quasi inaccessibile. Speriamo che mi riconosca!
“Shields!” Questo è Wolf, venuto a salutarmi. “Vieni, facciamo due passi.” Andiamo sul sentiero che passa davanti ai lama.
“Se vuoi cambiare qualcosa nella tua vita, eliminare qualche abitudine o qualche atteggiamento, devi trovare il tuo cacciatore. Non sarà lamentandoti, pregando o chiedendo aiuto agli amici che otterrai qualche risultato. Al contrario: così nutrirai la parte più debole, quella che vorresti cambiare. Il cacciatore studia le abitudini della preda. Si prende tutto il tempo necessario, non ha fretta, non esiste altro che lo possa distrarre. Considera l’abitudine da cambiare come una preda: qualcosa da uccidere, non qualcosa da addomesticare. Quindi deve essere spietato. Prepara trappole, usa alleati, si nasconde, tende agguati. Non è un gioco, non c’è ‘fair play’. Un’abitudine è costruita nel tempo, e svolge un’importante funzione: rappresenta una delle palafitte su cui posa la nostra identità. La nostra identità costruita. Combatterà fino allo stremo, per sopravvivere.”
“Identità costruita? Come sarebbe?”
“Noi non siamo quello che pensiamo di essere. Pensiamo che la nostra personalità sia configurata dalle nostre abitudini, dalle nostre paure e speranze, dalla ripetizione dei nostri gesti, dai nostri gusti e preferenze, e soprattutto dalle nostre credenze. Dalle credenze estrapoliamo un sistema di valori che diventa la guida delle nostre vite. Tutto questo fa di noi delle prede.”
“Ma… Cè una via d’uscita?”
“Certo che c’è: se no non saresti qui.” Sorride, lo sguardo rivolto verso la valle che si allunga nel tramonto. “Sono contento che te ne vada con le tue bandiere. Ci vediamo il prossimo anno. Danzerai nella Danza del Sole e della Terra: la Danza per insegnanti.” Mi sono sempre considerato uno studente, al massimo uno studioso: solo le mie parti meno autocritiche hanno qualche volta pensato che io avessi qualcosa da insegnare ad altri. Ma pare che i miei Capi la pensino diversamente.
“Grazie Wolf. E’ un onore.”
Ross guida il suo fiammante pick-up lungo la tortuosa strada che ci porterà sulla 101. Saluta il vecchio cow-boy nostro vicino e prosegue in mezzo ai boschi. Rallenta, c’è una mamma puma che attraversa le strada seguita da due cuccioli biondo cenere che si infilano rapidi nella boscaglia.
Ci sono quattro o cinque ore sulla 101 per San Francisco, e l’unica sosta che facciamo è in uno di quei luoghi dove si trovano squisiti sandwiches fatti su misura: puoi farci mettere dentro qualsiasi cosa, basta essere chiari nella richiesta. Il menu è affisso alla parete, enorme e dettagliatissimo. Mi faccio preparare un colossale panino con pastrami, cetrioli, insalata…. e un altro uguale per il viaggio. So bene che in aereo mi rifileranno qualcosa di peggio. Ross è più sobrio, si accontenta di una baguette chilometrica assai ben farcita.
Anche Ross accenna a un abbraccio, in fondo sono il primo italiano che li ha raggiunti sulle loro sperdute colline e ho resistito a ogni prova, sempre con disciplina e spesso con buonumore. Me ne vado, come dice Wolf, con le bandiere. Ciao Ross, ci rivediamo alla Sun Dance!
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