INDIAN TRAIL 49: Un incontro inaspettato.

 INDIAN TRAIL 49: Un incontro inaspettato.

E’ vero, sono ormai famoso perché ogni volta che visito la farmacia vengo riconosciuto e calorosamente salutato, sia pure dal mio unico fan. D‘altro canto siccome un’economia familiare preferisce entrate sicure piuttosto che pur meritati plausi, eccomi ancora in fiera a vendere incisioni.
Sono a Padova dove piove senza remissione e devo proteggere le acqueforti e le cornici con teli e plastiche. Unisco i bordi degli ombrelloni vicini fra loro con grondaie di nylon per mettere in salvo gli spazi fra banco e banco. Pare che convogliare le acque sia un mio talento e tutti i vicini ne approfittano. Le vendite che per giorni sono andate molto bene adesso si sono fermate, i clienti si sono rarefatti e le visite al bar per cappuccini e grappette si sono moltiplicate. Siamo tutti intirizziti, appollaiati sulle seggiole per salvarci dai torrentelli che scorrono sulla strada. Ogni tanto bisogna aggrapparsi allo stelo dell’ombrellone per impedire che un colpo di vento se lo porti via. Sembriamo naufraghi nella tempesta. All’improvviso sotto il porticato dove di solito si piazza il venditore di carillon appare una figura, anzi son due, intabarrati e barbuti. Guardo meglio, mi pare di aver già visto quel cappello a forma di torta… Ma dico, è Happy Brunette! E’ il mio amico di Kathmandu e Kabul!
“O Happy! Ma guarda un po’, questa non me l’aspettavo! Venite, venite qua sotto l’ombrellone!”
“Scudo! Oh che sorpresa! Ma che ci fai da queste parti?”
“Sto vendendo le stampe, ora non le puoi vedere per via dei teli ma sono molto carine… e tu? Anzi, e voi?”
“Lui è Andrea, sardo anche lui. Sai dopo l’India ci siamo trasferiti in campagna, in Umbria, moglie figli e mercanzia. Andrea sta da noi, abbiamo messo su un laboratorio e prepariamo i mandala, te lo ricordi il mandala?"
“E come no, un aggeggio magico. E si vendono?”
“Si vendono, si vendono. Facciamo fatica a starci dietro, a costruirli.”
Sia lui che Andrea hanno a tracolla dei contenitori di legno, sono cartelle a valigetta che posizionano sulla pancia trattenute da bretelle e una volta aperte forniscono un ripiano su cui sono in bella mostra alcuni esemplari di mandala posizionati nelle varie forme che l’oggetto può assumere. Happy è un vero mago della vendita: appena la pioggia si ferma e un po’ di gente riappare, eccolo che passeggia in mezzo alla strada con la valigetta aperta sulla pancia e un mandala fra le mani: “Ecco, vedi” fa ad un bimbo con madre a fianco, affascinato dall’abilità con cui Happy muove il mandala. “Questo è l’Universo, vedi” -l’oggetto prende una forma sferica- “e qui si forma la Terra, ecco” -la forma cambia e si appiattisce un pochino ai poli- “E qui si formano lo Yin e lo Yang, il femminile e il maschile, vedi, le due grandi forze…” -il mandala prende la forma di due sfere unite al centro- “Ecco che si formano i pianeti” -diventa un Saturno completo di anelli- “E poi si ricrea il grande Vuoto, lo Zero da cui rinasce ogni cosa” -il mandala si appiattisce del tutto per poi riprendere la forma sferica. Andrea è un po’ meno magico nella sua esposizione, ma fra tutti e due in un’oretta di tregua dalla pioggia vendono una ventina di mandala. Poi appena ripiove si rifugiano sotto il mio ombrellone dove hanno parcheggiato la valigia con le scorte.
“Be’, vedo che anche le tue stampine si vendono bene. Embe’, che hai combinato dopo l’India?”
“Ho girellato un po’ e poi ho comperato una casa e un podere in collina, in Toscana. Mi sono fatto anche qualche mese in una comune lì vicino, per vedere se quella vita mi sfagiolava… Ah, e ho pure inciso un disco, un LP.”
“Ah però! Ti sei dato da fare. Bravo, bravo. Noi siamo tornati due o tre anni fa, armi e bagagli, e anche noi abbiamo preso una casa in campagna. Mi sa che siamo abbastanza vicini, noi si sta dalle parti di Sansepolcro.”
“Fantastico! Allora stiamo in contatto. E dimmi, che ci fai in Umbria?”
“Abbiamo un po’ di animali e stiamo restaurando la casa e un essiccatoio per le castagne. Ci andrà a stare Andrea, quando è pronto. E poi faccio le fiere, come te, mi par di capire. Ho ancora un sacco di roba spedita dal Nepal e dall’Afghanistan. Mi sa che tornerò laggiù il prossimo anno, per fare un container e anche per rivedere quei posti… Sai, un po’ mi mancano.”
Per un po’ smette di piovere e i due spacciatori di mandala si rimettono in pista. Ne vendono continuamente, soprattutto Happy che ha un modo delicato e decisamente ipnotico di conquistarsi bimbi e madri.
“Sai” mi racconta durante una sosta, “il mandala è fatto di trentadue pezzi di filo di ottone, tutti curvati a mano e ciascuno con due asole per i vari movimenti. E poi ci sono le perline, per abbellirlo. Ma poi mi sono ricordato di un collega bravissimo meccanico, quando ero operaio alla Fiat a Torino, e gli ho spiegato che avevo bisogno di una macchina che mi semplificasse il lavoro. Be’, mi è costata un po’ di soldi, ma me l’ha costruita: l’ho chiamata Govinda. Taglia i pezzetti della giusta misura, li curva e gli fa le asole. Noi dobbiamo solo infilare le perline, mettere insieme i pezzi, imbustarli e venderli.”
Il mio banchetto funziona da base per la loro attività per qualche giorno, poi ormai consolidata un’amicizia fraterna nata alle falde dell’Himalaya ci salutiamo perché loro si spostano verso altri lidi mentre io rimango a Padova fino ai primi di gennaio.
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