INDIAN TRAIL 46: Belgioiosa della Terriera.

Belgioiosa della Terriera.
Ho comperato una cucciola molto bella e simpatica che si chiama Belgioiosa della Terriera. Sono andato fino ad una splendida villa sul lago di Como dove allevano i cani che mi piacciono, gli Airedale terrier. Belgioiosa, detta Joy, è un bellissimo esemplare e gode di tutti i tipici attributi della razza: un temperamento allegro e audace, un carattere equilibrato e affettuoso e, dettaglio importante, è dotata di un pelo e sottopelo che le permetterà di stare fuori casa anche d’inverno. Inoltre anche quando è bagnata non puzza.
La specie Airedale è stata selezionata tempo fa nel nord dell’Inghilterra dove per l’appunto nella valle dell’Aire era sorto il problema di limitare il numero di lontre che creando dighe nel fiume provocavano esondazioni e danni alle colture. Erano diventate troppo numerose per essere tenute a bada dagli otter-hounds, cioè i cani da lontra, che non riuscivano a stare sott’acqua abbastanza a lungo da trovare i rifugi delle lontre in mezzo alle frasche delle dighe e pativano il freddo in quelle acque gelide. Così si incrociò l’otter-hound con l’Irish terrier, e si ottenne l’Airedale che è il più grande di tutti i terriers e che essendo impermeabile grazie al doppio pelo ed essendo pure un temibile cacciatore risolse il problema.
Belgioiosa, detta Joy, dopo un paio di visite di un bel maschio Airedale dotato anche lui di un pedigree lungo un chilometro e venuto su da Roma accompagnato da una gentile padrona, è incinta e ormai vicinissima al parto. Di solito è libera, ma quando vado a una fiera la lascio in un ampio recinto coperto annesso a una stanzetta bella calda e protetta dove ha la sua cuccia.
“Joy” le dico mentre lego l’ombrellone in cima alla macchina. Joy mi guarda e le accarezzo la testa e la barbetta.
“Lo sai che non puoi venire, guardati un po’, guarda che pancia. Ti pare che sia il caso di viaggiare?” Joy è giovane giovane, ma è molto saggia e sa benissimo che deve starsene a casa. Scodinzola e tutta la panciona le si muove.
“Joy, stasera viene la Ottavia a pulirti e portarti le pappe. Tu comportati bene, mi raccomando. Aspetta che torni, eh, non partorire!Ci vediamo domani sera.”
Joy è vicinissima al parto ma so che mi aspetterà.
Sono ritornato, è sera tardi. Scendo dalla macchina e vado subito da Joy che esce dalla stanzetta e caracolla ondeggiando per mettere la testa fra le mie ginocchia. Carezze e complimenti, brava che mi hai aspettato: Joy torna a sdraiarsi sulla cuccia, al calduccio. Mi pare evidente che siamo vicinissimi al parto. Salgo rapido in casa e nonostante l’ora tarda telefono al veterinario. Lui mi tranquillizza, dice che fanno tutto da sole: devo solo tenere a portata di mano una forbice e del filo di cotone per legare il cordone ombelicale, se occorre. Saluto e sento una specie di piccolo guaito, volo giù e mi infilo nella stanzina, dove vedo che Joy sdraiata sulla cuccia sta facendo uscire una salsiccetta scura avvolta in un involucro semitrasparente, il sacco amniotico: lei osserva con aria distaccata e indifferente il suo primo nato. Sembra appena imbarazzata ed è chiaro che non sa bene cosa fare.
Dovrebbe leccare il piccolo e liberarlo dall’involucro, invece lo ignora come se non la riguardasse per nulla. Mi preoccupo perché questa indifferenza mi pare innaturale. Indugio un po’, vedo che Joy non batte ciglio ed allora acchiappo il piccolo, rompo il sacco che in breve tempo lo farebbe soffocare, lo massaggio un po’ stando attento al cordone che mi pare delicatissimo: Joy osserva le manovre ed io posso quasi sentire i clicks della sua memoria ancestrale che si mette in moto. Avvicino il cucciolino alla mia bocca, faccio finta di leccarlo con eloquenti passaggi di lingua ed occhiate a Joy. Altri clicks. Mi pare che capisca. Barullo il piccino qua e là per ravvivarlo e lo metto a pancia in su. Lego il cordone e lo taglio. Il nostro primo nato è ufficialmente indipendente, e arrancando di dirige verso la batteria di tettine di Joy, dove, rotolando qua e là, si aggrappa. Joy se lo tira vicino, lo lecca, lo pulisce: il file di memoria è stato trovato e pare completo. Sta uscendo il secondo cucciolo. Joy mi guarda come per chiedere se adesso tocca davvero a lei fare tutto quel lavoro di leccatura e pulizia, ma in breve libera il cuccioletto dal sacco amniotico e sfilaccia il cordone con i denti, tagliandolo e sigillandolo. Ne scodella altri due, e sembra già una professionista: mentre ne pulisce uno riesce a spingere un altro verso le tettine ed a recuperare un terzo che rotola a valle. Ne mette al mondo quattro, belli e vigorosi. La placenta se la rimangia tutta. Il lenzuolo bianco su cui ha partorito è un po’ macchiato, ma non molto. Lo cambio, voglio che i nuovi nati abbiano la migliore partenza possibile. Porto giù un po’ di acqua tiepida con un pochino di latte, magari le viene sete. Accarezzo Joy e i cucciolini, lascio una lucina accesa.
Torno su a casa, spero di riuscire a dormire. La macchina con banchetto e masserizie la scaricherò domani.
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Jas Mina
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