INDIAN TRAIL 37: In sala.
In sala
Sono ospite a casa di Francesco in un bellissimo appartamento nei dintorni di Campo de' Fiori. L'amico è davvero gentile ad ospitarmi e io cerco di essere il meno intrusivo possibile. E' una zona che conosco piuttosto bene, tuttora popolata da una fauna eterogenea simile a quella che mi era stata familiare qualche tempo prima, all'epoca del Folkstudio e del Nocciolo a Trastevere. C'è musica per strada, un gran via vai serale, gente seduta sui gradini della statua di Giordano Bruno. L'atmosfera è internazionalmente festaiola, anni luce dalla mia dimora sulla cima della collina.
La cosa che più mi colpisce della casa di Francesco è il miscelatore della doccia: con un tocco decidi la temperatura dell'acqua e quello, obbediente, ti accontenta. Molto diverso dal mio bagno con lo scaldabagno a legna. E poi in una bella sala c'è un fantastico pianoforte, uno Steinway a coda lunga su cui una sera fortunata compongo "Sogni Diurni", che in studio verrà gentilmente suonata da Lilli Greco, uno dei leggendari maestri alla Rca.
Lo Studio E della Rca sta al primo piano della costruzione che ospita tutta le produzione artistica. La palazzina lì accanto è abitata dai funzionari, avvocati, dirigenti e soprattutto da Ennio Melis, attualmente direttore generale oltre che direttore artistico e del personale della casa discografica. E' una sorta di limbo dove gli artisti vanno solo se invitati, e per quanto mi riguarda io tendo ad ignorarne l'esistenza.
Il costo della produzione di un disco ha molte voci e la più esosa è il tempo di utilizzazione degli studi di registrazione, che sono gestiti da fonici e recordisti. Il mio fonico è Ubaldo, che ha una lunghissima esperienza di registrazioni classiche visto che ha cominciato la carriera registrando in mono le orchestre della Rai per passare poi alla musica leggera. Molti dei nomi più famosi di artisti italiani devono a lui la qualità del loro suono. Ubaldo è una presenza che mi dà sicurezza e mi mette subito a mio agio: capisce al volo che le mie esperienze precedenti negli studi della Rai avvenivano in ambienti molto meno sofisticati e meno esigenti. Qui si "fa" il suono e tutto dev'essere perfetto.
Il recordista è Marcello, famoso per aver involontariamente cancellato con un solo tocco sul tasto sbagliato qualche anno prima una preziosa registrazione orchestrale.
Ubaldo sta in regìa al di là del vetro e lancia istruzioni da un altoparlante al recordista che sta con me nello studio a piazzare microfoni e collegare cavi tutto intorno al mio sgabello mentre io devo fare continue prove per il suono. Ci vuole un'oretta ma alla fine Ubaldo sembra soddisfatto e facciamo una pausa.
"Per quella chitarra ci vogliono due microfoni, uno davanti e uno dietro" mi dice.
"Come mai?"
"Ci sono troppi armonici. Un solo microfono non li acchiappa tutti." Questo è un fatto tecnico un po' complesso ma in sintesi il senso è che il timbro di ogni strumento ovvero ciò che lo caratterizza e lo qualifica è determinato dall’insieme degli armonici che sviluppa quando sollecitato. Gli armonici sono le note che si attivano per simpatia con la nota fondamentale, e creano per l'appunto il timbro dello strumento e ne determinano la qualità del suono. Uno strumento di alta qualità genera innumerevoli armonici e un buon fonico cerca di registrarne più che può in modo da ottenere un suono il più fedele possibile a quello dello strumento. E’ vero che l’orecchio umano sente una gamma di frequenze cha va più o meno dai venti ai ventimila hertz, e che moltissimi armonici eccedono questa gamma: però creano quella che in gergo si chiama ‘atmosfera’ e contribuiscono al ‘colore’ del suono.
"Ok Scudo, sei pronto? Vogliamo cominciare?"
"Pronto. Vai."
"Acca Kappa AA, Prima: Notte Stellata. Partito."
Tocca a me. Foglio con il testo sul leggìo, microfoni da tutte le parti, respiro profondo e silenzioso. Introduzione strumentale, e vai con la canzone. Sono lanciato, sto andando bene.
"Stop!" Ubaldo dalla regìa. "Tutto ok, Scudo, non è colpa tua. Va molto bene. Marcello viene a metterti un altro microfono per la voce, voglio avere due tracce."
Ubaldo mi ha dato il tempo di cominciare per bene e quando ha visto, o meglio sentito, che la voce si è riscaldata a puntino e le mani sulla chitarra si sono sciolte dalla semiparalisi dovuta all'emozione, da quella vecchia volpe che è mi ha fermato così che io possa ricominciare ben concentrato. Marcello in effetti piazza un secondo microfono per la voce, appena più distante dal primo.
"Pronto?"
"Vai."
"Acca Kappa AA, Seconda, Notte Stellata. Partito."
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