INDIAN TRAIL 28: Della vita e della morte.
INDIAN TRAIL 28: Della vita e della morte.
Maria la giornalista e socia ha deciso che ne ha abbastanza della vita romana e si è trasferita qui ai Meli. Il partner Berto viene a trovarci nei week-end, lui è un po' più anziano e non se la sente di fare un cambiamento così radicale e mollare l'Europeo. Da bravo giornalista ha dei contatti di buon livello e uno di questi contatti si dimostra molto interessante per la nostra nascente economia. Si tratta del direttore di un famoso albergo di Montecatini Terme che per fortunata combinazione ha deciso di creare nella sua struttura una cucina veramente naturale, rifornita di prodotti davvero genuini. Guidato da Berto viene a trovarci, elegantemente vestito di un completo blu e cravatta, e vede che in effetti più genuini di così non si può essere. I nostri polli girano liberi, l'orto è grande e ben avviato ed è evidente che non usiamo nessun tipo di concime chimico o altri veleni. Ispeziona i sott'oli e le marmellate che prepariamo, assaggia dei cavolini di Bruxelles (le cui numerose piantine neonate avevo erroneamente scambiato per cavoli cappucci da crauti) e rimane piacevolmente colpito dalla situazione. Facciamo un accordo commerciale: noi gli porteremo all'albergo ogni quindici giorni quindici polli, sott'oli e altre leccornie e lui ci darà un bel po' di quattrini. Per noi è una svolta notevole perchè è molto difficile trasformare il lavoro campagnolo in denaro senza sentirsi spietatamente sfruttati.
E' raro che sovvenga il pensiero che senza il lavoro del contadino nessuno potrebbe sopravvivere. E' del resto altrettanto raro che ci si soffermi a considerare il fatto che senza gli alberi che producono ossigeno moriremmo tutti nel giro di pochissimo tempo. Questi sono debiti che hanno un versante spirituale che evitiamo di riconoscere perchè è scomodo e non sappiamo come restituirlo. Il contadino potrebbe sopravvivere comunque anche senza di noi, e gli alberi vivrebbero benissimo anche se noi non ci fossimo. Alla base dell'inganno che istituzionalizza l'ignoranza di questa realtà c'è un modello di società gravemente squilibrato di cui, a voler guardare, possiamo osservare le conseguenze in tutte le direzioni.
Siccome però vivo in questa società, sia pure ai suoi margini, e non essendo sufficientemente ipocrita, eccomi alle prese con il problema dell'uccisione degli animali.
Il fatto di essere più forte dell'animale cui chiedo la vita non mi giustifica. Devo trovare un modo che mi permetta di sentirmi innocente nell'atto che sto per compiere e tenga conto non solo dell'ovvio aspetto emotivo ma anche dell'aspetto spirituale della questione, forse meno evidente ma forse più profondo. Certo non mi basta astrarmene o nascondermi dietro un "E' normale, così fan tutti, si è sempre fatto così". Sto chiedendo all'essere che ho allevato per mesi e che quasi quasi conosco, se non per nome, almento per l'aspetto, che mi dia la sua vita. Come posso riequilibrare un debito del genere? Come posso neutralizzare il ritorno karmico di una simile prepotenza? Non certo ignorandola. Non certo andando al mercato a comperare un pollo ucciso da qualcun altro.
Entro prima dell'alba nel pollaio dove i pennuti dormono tutti accovacciati sul palo. Sono tanti, di età e colori diversi per poterli distinguere. Infilo una mano sotto un polletto, lo prendo per le gambe senza svegliarlo, lo sollevo, lo soppeso e me lo avvicino al petto. Esco dal pollaio. Gli prendo la testa con una mano e lo tengo stretto ma non troppo. Cerco di essere presente: canto sottovoce una piccola canzone e lui passa dal sonno alla morte senza quasi accorgersene, sotto un cielo di stelle, senza scandalo e senza tragedie. Accompagno il suo spirito mentre vola via.
Sono nato in forma umana. Ad ogni passo uccido miriadi di microbi, ad ogni respiro distruggo sterminate falangi di batteri. I miei denti sono in proporzione incisivi, canini e molari: verdure, carne, granaglie. Potrei rinunciare alla carne, ma continuerei a sacrificare carote, insalate e finocchi. E' vero, i vegetali non gridano e non si ribellano quando li sradico, li affetto e li cucino: ma non sono forse vivi? Non sono per caso io sordo ai loro lamenti? Dicono, e qui naturalmente semplifico un po', che se sostituiamo il magnesio della linfa degli alberi con ferro otteniamo sangue. In altre parole, la clorofilla, cioè la molecola vegetale che trasforma l’energia luminosa in energia chimica e l'emoglobina cioè la proteina contenuta nei nostri globuli rossi, hanno una struttura chimica simile: l’unica differenza sostanziale è che la clorofilla contiene magnesio che le dà il colore verde mentre l'emoglobina contiene ferro che le dà il colore rosso. Non siamo dunque fratelli e sorelle? Sveglia, Scudo!
Sono nato in forma umana e non intendo certo vergognarmene, e men che meno di vantarmene. Sono un uccisore, che lo voglia o no. Potrei farmi Jainista, indossare mascherine e scarpe di velluto per risparmiare microbi e insettini, ma ogni mio passo significharebbe comunque la morte di innumerevoli esseri. C'è un solo modo per sentirmi innocente: sentirmi fratello di ogni altro essere, senziente o non senziente che sia.
Perciò, caro pollo, mentre ti uccido ti canto questa canzone che possa accompagnarti fra le braccia, o fra le ali, del tuo Spirito. Un giorno forse tu la canterai per me.
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