INDIAN TRAIL 26: La civiltà avanza.
INDIAN TRAIL 26: La civiltà avanza.
In nessuna delle case che punteggiano la valle del Nestore al momento c'è un bagno. I bagni sono rari anche in zone più vicine al paese, ma qui per quel che so sono proprio assenti. Giù alla comune c'è un gabinetto, quello su cui dimenticavo Gilberto, ed i nuclei dei dintorni più evoluti possiedono una capannuccia fuori casa che fa da toilette, anche se non si chiama così. Ma un vero bagno con doccia ed acqua calda è ancora da inventare. Dunque eccomi all'attacco: costruirò un bagno.
Nella casa dei Meli c'è una stanza strana ed altissima, con un trave affumicato a mezza altezza ed una finestrella in alto. Scopro che si tratta di un essiccatoio per le castagne, le castagne essendo state per secoli uno degli alimenti più importanti della zona. Le case spesso avevano una stanza a due piani dedicata all'essiccazione delle castagne, importantissime sia per i cristiani che per gli animali. Un fuoco acceso a piano terra bruciava piano piano producendo fumo e calore che garantivano una lenta e corretta evaporazione nei frutti sistemati su graticci al secondo piano.
Visto che all'atto dell'acquisto il castagneto che corredava la proprietà dei Meli era già stato venduto e che le azioni delle castagne nel frattempo sono precipitate sul mercato diventando un lusso natalizio, decido che l'essiccatoio può essere trasformato in un bel bagnetto al piano di sopra ed un ricovero per agnelli al piano di sotto.
L'idraulico Pierino non ha paura del percorso collinare e si presenta con tubi, gomiti, pasta verde e canapa. Dario ed io abbiamo già gettato un solaio che divide i due piani, sorretto dal trave affumicato sottostante. Certo, i muri sono in pietra ed è compito mio scalpellare le tracce che accoglieranno i tubi in modo che in seguito si possa eventualmente intonacare il tutto. Sono svariati metri di tracce da scalpellare a mano con mazzuolo e subbia e vanno fatte abbastanza larghe da consentire il passaggio del circuito dell'acqua calda e di quella fredda. Vanno calcolate le altezze degli scarichi tenendo conto del futuro pavimento e le distanze fra i rubinetti... Picchio e ripicchio e devo stare attento a non martellarmi le dita: un chitarrista ci tiene, alle mani.
Ormai il bagno è pronto. Insieme a Dario abbiamo costruito una bella cisterna a monte della casa e da lì l'acqua scende per caduta fino ad una cannella esterna, alla cucina e al bagno, che è corredato da uno scaldabagno a legna, una vasca, tazza, bidet e lavandino: completo, insomma. Le pareti sono ancora in rude pietra, le tubature in vista e qualche spiffero si insinua nelle fessure, ma la caldaietta alla base dello scaldabagno a legna produce un confortevole tepore, se ci si sta abbastanza vicino.
Decidiamo di festeggiare con una allegra riunione in cui tutti possano finalmente farsi una doccia calda, naturalmente dopo ripetute libagioni e salsicce alla brace. La caldaietta dello scaldabagno va a tutto spiano. Il primo che entra nella vasca tutto felice per inaugurare la doccia ne esce a tappo cacciando un urlo che allarma tutti: dal rubinetto esce un vapore bollente, chi se lo aspettava, occorre stare più attenti. Però in un'oretta tutte e tutti si fanno una bella doccia calda ogni tanto aggiungendo con precauzione legna nello scaldabagno e cantando felici. Tutti puliti e profumati dopo il primo doccia party alla Montanina.
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