INDIAN TRAIL 25: Amici fraterni.

 INDIAN TRAIL 25: Amici fraterni.

Nuzzi è un amico fraterno triestino fin dai tempi del liceo e decide di venire a vivere qui e occupare una delle stanze diventate utilizzabili grazie al nuovo tetto. E' un bell'aiuto e una buona compagnia: starsene da soli è un'ottima cosa ma la presenza di un amico lo è altrettanto. Anche lui è reduce da un lungo viaggio in India e dopo una faticosa giornata all'inseguimento del rapidissimo Dario, giunta la sera e avendo preparato qualche intingolo per cenare ci piazziamo accanto al fuoco che scoppietta nel grande camino e ci scambiamo ricordi e racconti.

"Scudo, qual'è il luogo più bello dove sei stato, in India? Lo so che ce ne sono tanti, ma davvero, quello che ti ha fatto sentire meglio, che ti è piaciuto di più...?" Non ho dubbi. Ho volutamente ignorato luoghi famosi e monumenti celeberrimi come per esempio il Taj Mahal di Agra ed ho snobbato il Kumb Mela che si dice essere il più grande festival al mondo: ma il luogo di cui mi sono innamorato e dove mi sono fermato più a lungo è Goa.

"Be', se mai dovessi ritornare da quelle parti andrei a Goa: ci sei stato?" "No, sono rimasto sempre più a nord. Pensavo di andarci ma poi sono stato un po' male, ho rinunciato. Dimmi, dimmi."

Nuzzi si sta riprendendo da un periodo difficile perchè il suo fisico non ha reagito bene al lungo viaggio in Oriente: forse l'acqua, forse il cibo o forse qualche subdolo germe gli hanno scombinato la digestione.
"Goa è la versione più vicina al paradiso che possa immaginare. Palme di cocco senza fine, spiagge dorate di centinaia di chilometri giù fino al Kerala, cibo squisito e gente deliziosa. Io stavo in una stanzetta in un minuscolo villaggio a sud di Colva, lontano dalle spiagge più frequentate tipo Calangute o Anjuna dove è pieno di occidentali. Soprattutto sono stato alla larga da Calangute, dove sono tutti sballati. Dormivo su una stuoia e Pedro, il padrone di casa, mi aveva affidato una teierina e un fornelletto a carbone di legna. Io gli ho affidato il passaporto e i soldi: mi fidavo ciecamente di lui".
Nuzzi ed io abbiamo una bottiglia di rosso, due bicchieri ed un allegro fuoco scoppiettante su cui stanno abbrustolendo delle castagne. Non mi pare di essere tanto lontano dal paradiso.
"E quanto ci sei stato?"
"Un paio di mesi. Mi sarei fermato per sempre ma stavano arrivando i monsoni, e tutti gli occidentali se ne andavano, chi verso Manali verso le grandi montagne dove c'è la migliore ganja del mondo, chi alla volta del Nepal a rifornirsi del mitico nepalese blu, chi verso l'Europa. Il monsone quando si scatena pare sia insopportabile: gocce di pioggia grosse come uova che allagano tutto, si è sempre fradici, meglio trovare altri lidi".
"Un paradiso a tempo determinato, direi"
"Esatto. Ma finchè dura è fantastico. Senti qua: dal villaggetto di capanne per arrivare al mare c'è un sentierino che attraversa gli orti tutti colorati e pieni di ogni ben di dio. Lì c'è una capannuccia dove ti fermi per fare colazione con un paio di uova, pomodori e cipolla, chapati e un po' di dahl, ti ricordi, le lenticchie. Poi entri in una fascia di palme da cocco, altissime, che sarà profonda sessanta, settanta metri. Poi sei sulla spiaggia bella larga e lunga all'infinito. Poi l'oceano. Ti sdrai, apri il tuo libro e sei felice di essere al mondo."
"E' vero - fa Nuzzi- mi ricordo a Puri nell'Orissa, spiagge infinite e mare immenso, lì sei sul Golfo del Bengala. Nessuno in giro, tutt'al più un paio di vacche che gironzolano sperando di trovare qualcosa... Ma niente cocchi, e poco pesce..."
"Senti qua: verso sera senti un richiamo provenire dalla cima di un paio di palme che ti dico, avranno almeno venti metri e dovresti vedere come ci si arrampicano 'sti giovanotti. Il richiamo allerta tutto il villaggetto che arriva trottando passando fra gli orti, donne, uomini e bimbetti. Pure i cani arrivano. Si assembrano tutti sulla spiaggia e due ragazzotti partono sull'acqua stando in piedi su mezzi tronchi e si allontanano pagaiando. Sembra che galleggino sulle ondicelle senza sostegno. Si portano dietro una lunghissima corda legata in vita e ognuno voga verso una delle due imbarcazioni che si vedono in lontananza e che sembrano piccole ma in realtà sono piuttosto grandi, almeno quindici o venti metri. Piano piano le barche vengono tirate verso riva dai due gruppi in cui si è diviso il popolo del villaggio. Fra le due barche è tesa una rete che a sua volta viene trascinata verso la spiaggia. Tirano tutti come matti e quando alla fine la rete viene tirata a secco una miriade di pesci di tutti i tipi comincia a saltellare e guizzare... Tutti prendono i pesci che vogliono, magari c'è un ordine che non decifro, ma vedo che nessuno rimane senza. I pescatori scendono a terra e preparano delle casse di pesce che immagino saranno vendute a Margao, e chi ha aiutato, io compreso, può acchiappare un bel pescione, o un granchio, o persino un'aragosta per banchettare più tardi. Non è il paradiso questo? Sia pure a tempo determinato?"
Sgranocchiamo le caldarroste, sorseggiamo il vino e ci prepariamo a coricarci.

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