INDIAN TRAIL 23: Gambe in spalla.
INDIAN TRAIL 23: Gambe in spalla.
Contatto Maria, triestina ed amica dai tempi del liceo che adesso fa la giornalista a Roma e che ricordo come un tempo avesse espresso l'intenzione di creare un allevamento di cani. Breve viaggio a Roma dove insieme a Berto, suo compagno e giornalista anche lui, decidiamo di unirci nell'impresa. Benissimo, e adesso si tratta di decidere quale casa comperare.
"Sentite, facciamo così: io giro per qualche giorno nel Senese e in Maremma, vedo cosa offre il destino. Poi vi riferisco e se trovo qualcosa di interessante venite a vederlo: ok? " "Ok."
Avendo dei soci mi sembra corretto fare una ricerca sul territorio, anche se ho la sensazione di averla già trovata, la casa. E infatti dopo tre o quattro giorni di esplorazioni insieme a Benedetto sento che in realtà è inutile continuare e che una sorta di elastico tira per riportarmi indietro, verso la casa sulla collina.
"Ciao Maria. Penso di averla trovata, la casa. Sta qui, vicino alla comune di cui vi parlavo. Venite a vederla?" "Certo! Si arriva sabato, va bene?" "Bene!".
La casa ha un nome ufficiale segnato sulle carte: si chiama I Meli. La comperiamo in società, tre parti uguali. Il contratto è intestato a me che dei tre sono l'unico coltivatore diretto ed ho accesso ad un mutuo trentennale della piccola proprietà contadina da aggiungere ai contanti che coprono il resto del costo.
La proprietà è di quarantacinque ettari suddivisi in boschi, pascoli cespugliati che sarebbero impenetrabili distese di ginestre e rovi e in piccolissima parte terreni da semina. Come usa da queste parti quando si acquista una proprietà la presenza della casa è secondaria: si valuta una cifra ad ettaro e si moltiplica per il numero degli ettari. La paghiamo piuttosto cara, ma io non sono tanto bravo nelle trattative. I proprietari vivono a Firenze e di quella proprietà non se ne fanno nulla, ma ai quattrini ci tengono. Il funzionario della banca che viene a fare una valutazione in funzione del mutuo che ho chiesto ci garantisce la metà del pattuito, e sta a noi completare la cifra. Per la prima volta in vita mia mi trovo indebitato per i prossimi trent'anni. Un bell'impegno per un onesto hippie chitarrista dalle braghe lilla. Sono ormai un proprietario terriero e dovrò procurarmi un completo di tweed da vero country gentleman.
I miei soci vivono a Roma e l'accordo è che loro mandano un po' di quattrini visto che hanno dei lauti stipendi mentre io comincio ad abitare nella nuova casa ed avvìo le ristrutturazioni.
Con le mie scarse masserizie mi trasferisco dalla mansarda in cima alla casa del Borgo alla stanzetta con la finestra azzurra nella casa dei Meli, l'unica in cui non piove. Non c'è corrente elettrica, e non ci sarà per i prossimi cinque anni. Mi organizzo con candele e luci a gas e qualche lampada a petrolio. Niente frigorifero, niente telefono. A circa cento metri da casa vicino al campo dove progetto di fare l'orto c'è una fonte perenne e da lì mi porto sulla groppa i secchi d'acqua per le mie abluzioni e per la cucina.
Assumo il bravissimo muratore Dario e contatto dei fornitori di materiali edili che non temono di fare il viaggio dal paese fin quassù nonostante le difficoltà della strada che continua seguire il medioevale percorso in salita fino alla Rocca della Montanina per poi scendere fino al pianello sopra casa e fino al Borgo. Il pianello sta ad un centinaio di metri dalla casa stessa ed è lì che vengono scaricati i materiali: mucchi di sabbia, innumerevoli mattoni, sacchi di cemento e calce, tondini di ferro e dozzine di altre cose indispensabili di cui mai avrei sospettato l'esistenza. Anche Dario con la sua Ape a tre ruote fa la stessa strada, e si presenta puntuale alle otto ogni mattina. E' mio compito fargli trovare pronto l'impasto per le murature così lui può cominciare subito a lavorare mentre io galoppo nella mia funzione di manovale. Questo significa che devo trasportare le carriole di sabbia dal pianello fino alla casa, per fortuna in lieve discesa, ed il sacco di cemento da cinquanta chili. Tre carriole e un sacco per ogni impasto. L'acqua la prendo a secchi dalla fonte. Alle otto Dario si aspetta che sia tutto pronto. Io a quel punto ho già un'oretta e mezzo di attività alle spalle. Il tweed dovrà aspettare paziente sulla gruccia.
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