INDIAN TRAIL 21. Bomba in arrivo.
INDIAN TRAIL 21. Bomba in arrivo.
Qualche mese più tardi, avendo stabilito che in effetti la vita campagnola mi si addice ed essendo ormai istruito sulle tecniche di base di coltivazioni ed allevamento e manutenzione di piccoli animali, ecco che mi viene lanciata una bella sfida.
I miei genitori vengono ogni tanto a vedere come se la cava il loro figlio giramondo: è divertente anche se un po' imbarazzante assistere alle interazioni fra una elegantemente sportiva signora, mia madre, e la bionda prorompente Anna vestita di sciarpe e gonne gitane, collane e nastri multicolori. La bionda è una donna sveglia e intelligente e mia madre è una donna di mondo cosmopolita e sensibile, perciò le cose filano lisce. Quanto a mio padre, lui ha sempre apprezzato le abilità manuali e l'altrui capacità di organizzarsi un'esistenza accettabile, sia pure con poche risorse. Ha dunque un atteggiamento sinceramente interessato che gli consente di dialogare con i vari membri della comune su argomenti loro noti, come la potatura della vigna, la trasformazione del latte in formaggio, l'arte del costruire... Si beve, si mangia, si chiacchiera e si evita accuratamente di entrare in topiche politiche e sociali, dove di sicuro alcuni nodi verrebbero al pettine. Solo Lupo sente il bisogno di esprimere il suo dissenso verso i due rappresentanti della borghesia disegnando sulla carta da impacco che fa da tovaglia numerose bombe con tanto di miccia accesa, ma viene ignorato.
"Be'" mi fa mio padre prima di partire: "Mi sembra brava gente. Però ascolta: non puoi certo rimanere ospite per sempre, e temo che ad ogni modo queste esperienze comunitarie non abbiano vita lunga. Magari mi sbaglio, ma se la comune si disintegra, se la proprietà viene venduta, tu che fai? "
Non ci ho mai pensato, non so come rispondere. Io sono un onesto hippy, non mi preoccupo del futuro e quanto al presente, lo prendo così come viene. Sono un poeta, un musicista e adesso pure contadino: penso che questo sia un alibi sufficiente a giustificare la mia esistenza.
Mio padre lo sa bene. Anche lui è un cosmopolita, ha girato il mondo e ne ha viste di tutti i colori, da capitano alpino nella guerra in Albania a giudice fino a essere nominato sostituto avvocato generale dello Stato, trovando pure il tempo di pubblicare più di trenta libri fra romanzi, saggi e racconti: figuriamoci se le vaghezze postadolescenziali di un figlio lo confondono più di tanto. E poi ha pronta la dinamite e non esita a lanciarla.
Mi sogguarda, distraendosi dall'orizzonte delineato dalle colline.
"Se pensi che questa sia la tua vita, che la campagna sia il tuo posto, allora compera una casa: noi ti aiuteremo con i quattrini necessari."
Conosce benissimo le implicazioni di una simile proposta, molte delle quali io non riesco a percepire lì per lì, ma di cui una fra tutte si erge come un grande dito pronto a voltare una grande pagina: la responsabilità che ne segue.
Rimango per qualche giorno in uno stato di confusione, come se mi fosse stato sfilato un tappeto da sotto i piedi. Dopo un po', avendo palleggiato le varie considerazioni più logiche ed evidenti, mi rendo conto che posso solo adottare la tecnica che ho seguito altre volte nella mia vita, in occasioni di grande importanza: rilassarmi nella difficoltà ed abbandonarmi con totale fiducia nelle braccia del destino, ben sapendo che ne sa molto più di me, che vede più lontano di quanto possano vedere i miei miopi occhi umani ed è infinitamente più saggio di quanto io possa immaginare. Gli eventi mi accompagneranno esattamente dove devo andare, e l'universo mondo, la Creazione, ammesso che sappia che esisto, è madre amorevole e mi darà precisamente ciò di cui ho bisogno. L'importante è che io smetta di agitarmi, che sciolga le resistenze, lasciando andare le paure ed avendo totale fiducia. Non dico che sia facile, perchè avverto una tendenza ad irrigidirmi nelle difficoltà, un desiderio di decidere pur di uscire dal disagio; ma ho scoperto che usare lo strumento volontà come grimaldello per forzare le opportunità è troppo rozzo per i miei gusti: è molto più efficace usare l'intento, che è come un pennello di visone che accarezza il destino.
Il segnale, sollevate le nebbie del dubbio, è chiarissimo: comprerò una casa, e sarà l'inizio di un nuovo grande viaggio.
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