INDIAN TRAIL 16: Bertuccia Berta.

INDIAN TRAIL 16: Bertuccia Berta

Di prima mattina e subito dopo la mungitura devo fare il formaggio. Ne facciamo uno al giorno seguendo una procedura antica che richiede una certa precisione e che richiede non poca attenzione, anche perchè oltre a stare attenti alla temperatura, al caglio, all'impasto e a svariati altri dettagli occorre tenere d'occhio Berta, che fa di tutto per ficcare le manine nella ricotta e divorarsela senza vergogna.
Berta è un altro degli animali inutili che imperversano e a differenza del pavone è anche poco decorativa. E' una scimmietta alta una cinquantina di centimetri, una bertuccia di ignota provenienza. Si presume che la sua terra d’origine sia da qualche parte in Nord Africa, chissà, Marocco o Tunisia. Non so come sia arrivata ad esser membro della comune, ma certo lei non manifesta alcun entusiasmo all’idea di farne parte.
La bertuccia si apposta in una nicchia sopra l’architrave della porta principale: entrando o uscendo di casa non c’è modo di evitarla, bisogna passarle sotto per forza. Dalla sua postazione tiene sotto controllo il viavai con occhi giallastri e spiritati, attenti e distratti a brevissimi intervalli: poi all’improvviso, quando uno meno se l’aspetta, gonfia il pelo della testa raddoppiandone il volume ed arriccia tutta la faccia scoprendo decine di denti aguzzi e cacciando un sibilo forte e minaccioso. E’ un’orrificazione efficacissima, e se io fossi molto più piccolo scapperei di corsa su per le scale: essendo però svariate volte più grosso di lei, mi faccio forza e sia pur timoroso, transito.
Dopo un certo numero di spaventi decido che non si può andare avanti così continuando ad esser tutti succubi di una piccola scimmia dal sedere glabro. Si rende necessario escogitare un sistema adatto a ristabilire il rispetto. Mi preparo psicologicamente e quando fingendomi distratto ripasso sotto la nicchia che la ospita ecco che Berta parte con la sua pantomima orrifica, caccia sibili e fa la faccia da guerra: ma questa volta sono pronto e ne metto su una ancora più terribile sibilando, pernacchiando e mostrando i denti in un’espressione corrusca e minacciosissima ed emettendo qualche suono inarticolato e, a mio parere, belluino. La scimmietta è esterrefatta, si gira nella sua nicchia e mi mostra il posteriore. Non intende offendermi bensì dichiarare una resa incondizionata.
Berta ha un dominio assoluto sulla tribù di cani che abitano qui intorno. Sembra consapevole di far parte una specie ben superiore a quella canina ed esercita un’autorevolezza cui i poveri cani possono solo sottomettersi senza discussioni. Seduta su un gradino della cappelletta sull’aia ogni tanto allunga una mano ed afferra un cane che le passa a tiro e comincia a spulciarlo senza remissione. I cani sono contenti perchè Berta è molto abile e le pulci sono fastidiose. Spesso spulcia anche qualcuno di noi, fra quelli che lo gradiscono: si piazza sullo schienale della seggiola e sortisce velocissima i capelli, separandoli fra loro e pizzicando con agili dita pezzetti di materiali comunitari vari che sostano sulle lunghe chiome, per mangiarseli all’istante.
La scimmia si arrampica ovunque, tocca tutto, ribalta le cose, non conosce disciplina, è assolutamente disobbediente. Mi dispiace dirlo ma se deve cacare caca dovunque si trovi. Questo dettaglio da solo a mio avviso basterebbe a lasciarla confinata nei suoi luoghi natìi ma da queste parti sembra godere del privilegio di norme libertarie ancora da definirsi.
Un giorno fortunato la proprietaria originale di Berta si rifà viva e decide che, visto che sta per andare in India, è giunto il tempo di liberare noialtri dall’incombenza. Così Berta se ne va in India, nel Rajastan, e come si scoprirà più avanti, giunta a Jaipur fa una rapida e fulminante carriera: si insedia nel palazzo del maharaja che è invaso da torme di scimmie autoctone che infastidiscono turisti e visitatori e in men che non si dica assume il comando della situazione, mette in riga le consorelle, libera il palazzo reale dal fastidioso assembramento e trasforma il parco ed il palazzo nel proprio esclusivo territorio. Continua a cacare qua e là, dove capita, ma nessuno obietta visto che ormai è l’unica a farlo. I turisti la trovano simpatica ed i guardiani del palazzo sono felici per l’insperato aiuto.

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