Little Grillo. (una storia della Foresta)
Little Grillo
Little Grillo viveva sul Ramo Lungo,
uno dei rami più vecchi e possenti della Piccola Grande Quercia, vicino al
limitare meridionale della Foresta
Vivente. Era un giovane grillo curioso per natura e desideroso di esplorare il
Ramo Lungo per quanto possibile, spesso
fermandosi solo per intonare la sua allegra canzone che rifletteva la luce
delle stelle fra le foglie e solleticava con gentilezza il tenero muschio che
copriva l’antica corteccia.
La Piccola Grande Quercia era molto
contenta di ospitare il gran numero di creature che abitavano il meraviglioso
labirinto del suo immenso fogliame: lei era l’albero più anziano dei dintorni
–in effetti era uno degli esseri più antichi di tutta la Foresta- e la sua
esperienza era profonda e secolare. Sapeva, naturalmente, che alcuni degli
animalini che avevano trovato rifugio fra le sue foglie non apprezzavano la
loro fortuna e che non si sarebbero mai sentiti grati per la protezione, il
cibo, la compagnia che procurava loro. Tuttavia era una saggia nonna, e dunque sapeva
anche che tutto passa e si trasforma, e che tutte e tutti noi dobbiamo cantare
la nostra canzone in questo Mondo stupendo.
Un giorno Little Grillo avvertì una
presenza sopra di sé e mentre un brivido percorreva le sue elitre si girò e
vide un Grande Essere posato su un ramo appena più in alto, e l’Essere aveva
due enormi occhi che lo fissavano. Grillo era paralizzato dalla paura, ma la
Grande Civetta, perché era proprio lei, con gentilezza fece :”Hu, hu!”, e
soggiunse: ”Non aver paura, piccolo amico. Ho sentito la tua melodia e volevo
vedere chi era quel Portatore di Fortuna che suonava quell’allegra e vivace
canzone. Adesso ti ho visto, e vedo che hai una Civetta nell’occhio.”
“Mmm… piacere mio, Grande Civetta,
signora, io, io… Io sono Little Grillo, signora…” Mai prima d’allora in vita sua Grillo aveva
visto un essere alato così possente, e nella sua meraviglia era anche
terrorizzato all’idea d’essere mangiato lì per lì. “Sono contenta di averti conosciuto, Un
Occhio di Civetta, -disse la Civetta- e grazie per la tua canzone. Ho già
mangiato, non devi preoccuparti… Ed adesso vedo che in realtà hai due civette
negli occhi, così tu sei Due Occhi di Civetta, piccolo amico.” E con queste parole la Grande Civetta volò
via.
Little Grillo
si stava pian piano riprendendo dalla grande sorpresa e guardava lo stretto
passaggio fra il fogliame dove la Civetta era appena scomparsa, quando sentì il
rumore di foglie scostate bruscamente ed una voce dura e rabbiosa che
intimava: -“Basta! Smettetela
subito! Credete di star facendo una passeggiata? Avanti, avanti!!”- Era il suo fratello maggiore, Grillone, che
cavalcava un paio di Coccinelle strettamente impastoiate: le Coccinelle
tentavano di allungare le linguette per per leccare un po’ della dolce rugiada
dalle foglie della Quercia, ma Grillone non glielo permetteva. Teneva stretta
una frusta che faceva ondeggiare con rabbia. Quando vide Little Grillo che se
ne stava lì la sua ira sembrò crescere, e si mise a urlare:
-“Ancora qui!
Quante volte te lo devo dire? Va via! Non puoi stare sul mio Ramo, se non paghi
l’affitto. Vattene subito!”-
-“Me ne vado,
fratellone, me ne sto andando…”-
-“Sì, e
vattene in fretta. Se ti prendo un’altra volta a bighellonare per la mia
proprietà..!”- La minaccia era
abbastanza chiara: Grillone era grasso e forte, molto più grosso del suo
fratello minore, e come tutti sapevano, era spietato. Sarebbe stato capacissimo
di scaraventare Little Grillo giù dal Ramo senza pensarci due volte,
condannandolo ad una fine sicura. Con un ultimo sguardo corrusco Grillone tirò
brutalmente le redini allontanando le Coccinelle che erano quasi riuscite a
leccare una fogliolina.
Little Grillo
se ne andò tristemente verso un ramo laterale più piccolo, un’apertura che
gentilmente gli permise di scomparire in mezzo alla lussureggiante
fantasmagoria di foglie luminose e ombre profonde. Grillo amava il Ramo Lungo
che gli aveva dato nutrimento e da sempre gli aveva fornito un bellissimo luogo
dove abitare… Ed ora solo a causa di quell’arrogante, tirannico Grillone se ne
doveva andare. Ma, dove?
Molto
preoccupato all’inizio, ma recuperando velocemente il suo equilibrio grazie
all’aiuto delle benevolente e guaritoria atmosfera della Piccola Grande
Quercia, Little Grillo si fermò un momento alla giunzione dove il magro ramo su
cui camminava incontrava un ramo più grosso: si accomodò su uno sterpettino e,
ispirato dai dolci verdi ed azzurri che lo circondavano si mise a suonare la
sua allegra canzone, echeggiando sotto le volta verdeggiante. Non aveva suonato
a lungo quando le sue antenne avvertirono, e contemporaneamente i suoi occhi
videro, una foglia sollevarsi con grazia: una grilla femmina molto elegante
entrò nella radura. Si fermò e gli fece un gran sorriso.
La Grande
Civetta, di ritorno dalla sua spedizione esplorativa pomeridiana, volò
attraverso le foglie danzanti del Ramo Lungo e si fermò proprio nel punto dove
aveva incontrato Little Grillo. Vide Grillone che frustava e scalciava le due
Coccinelle che avevano riprovato a raggiungere le dolci gocce di rugiada con le
linguette.
-“Saluti,
signore…”-
Sorpreso, Grillone guardò in alto
con una certa paura, perché aveva riconosciuto la voce e perché le Civette
erano esseri piuttosto pericolosi nel mondo della Foresta Vivente. Strinse la
presa sul manico della frusta e con aria di sfida, quasi a nascondere il suo
timore, squttì:
-“Salve a te.
Io sono Grillone, il Signore di Ramo Lungo, dove ti sei posata in questo
momento. Cosa vuoi?”-
-“ Vi
dispiace, caro signore, se trascorro il resto della giornata sul vostro Ramo?
Potrei starmene seduta qui ad aspettare la notte?”-
-“ Chiunque
sieda o passi sul mio Ramo deve pagarmi” rispose Grillone con un sogghigno:
aveva deciso che la gentilezza della Civetta era un segno di debolezza, e che
gli era capitata una buona occasione per ottenere qualcosa facilmente.
-“ Ho, ho,”-
disse pensosamente Civetta -“ E, che tipo di pagamento dovrebbe essere?”-
-“ Mi porterai
del cibo, domani a quest’ora. Farai in modo che il mio pranzo sia pronto qui ad
aspettarmi, esattamente a quest’ora, un giorno da oggi.”- La sua aria arrogante
nascondeva un senso di paura che ancora avvertiva, ma ormai Grillone era
convinto di aver manovrato l’incontro a proprio vantaggio.
-“ Ho, vedo.
Hmm… Molto bene allora, domani a quest’ora, in questo posto, porterò un
pranzo.”
Grillone
spronò e scalciò le Coccinelle finchè le obbligò a mettersi in movimento: non
poteva sopportare che quelle gentili, innocue creature riuscissero a succhiare
un po’ della linfa che amavano tanto. Avevano avuto qualche tempo per provarci,
durante la conversazione del padrone, ma adesso Grillone era ancora più
arrabbiato del solito e sentiva con urgenza il bisogno di punirle: frustava e
berciava e scalciava dirigendosi verso un vecchio e largo pezzo di corteccia
che veniva usato come riparo e come stalla. E’ triste da dirsi, ma la verità è
che l’indulgenza con cui Grillone si era permesso di manifestare la propria
rabbiosa brutalità si era protratta per talmente tanto tempo da fargli
dimenticare del tutto la sua originale essenza grillesca: essere un Portatore
di Fortuna. Così, per quanto si possano trovare delle giustificazioni andando a
cercare fra le difficoltà adolescenziali della sua gioventù, egli aveva deciso
di essere un Portatore di Dolore ed un tiranno.
Ombre
danzanti accarezzavano le pieghe segrete e gli invisibili angoli delle dimore
sull’albero, e la Luna splendeva fra le foglie che imbrunivano, ricamando la
magica coltre della Piccola Grande Quercia. Il soffice movimento ondeggiante
del rametto più sottile del Ramo Lungo era gentilmente incoraggiato dalla
brezza lunare, e le ultimissime foglie danzanti riuscivano quasi a toccare
quelle di un ramo della Quercia Sorella che abitava lì accanto.
Little Grillo
e la sua nuova amica Grillina stavano suonando all’unisono, seguendo il ritmo
del ramo ondeggiante, ed erano così felici di stare insieme che nemmeno il buio
vuoto che si apriva proprio sotto di loro riusciva a spaventarli –come ci si
sarebbe potuto aspettare. La loro musica benefica e guaritoria riempiva lo
spazio intorno, e loro suonavano e suonavano mentre aspettavano che la brezza
cessasse un momento per fare il grande salto verso l’altra Quercia.
Il
ramo all’improvviso affondò, e la Grande Civetta che era appena atterrata si
avvolse nelle ali vellutate e salutò i due violinisti col suo “Hoot!”
amichevole:
-“Sono
contenta di vederti, Due Occhi di Civetta,. Sono felice di vedere che hai una
bellissima amica con te…Hmmm…potrei sapere come si chiama?”-
-“Oh, Grande
Civetta, meno male che sei venuta!… Lei è Grillina, la mia compagna… Stiamo
cercando di saltare dall’altra parte per raggiungere quel ramo laggiù…”-
-“Ho hoo –
disse Civetta - vedo, vedo…Be’, certo sembra un salto pericoloso! Hmm.. – si
accigliò – ma…Perché volete abbandonare questo ramo? Non siete felici qui?”-
-“Sì, sì,
siamo felici. Ma si tratta di Grillone, il mio fratello magiore: vuole che gli
paghi l’affitto per poter stare sul ramo, ad io non possiedo nulla…Che cosa
posso dargli?… Devo andarmene per forza.”-
-“Oh, ho,
capisco –disse Civetta- Sì, è difficile per noi, Gente della Foresta, quando
qualcuno di noi si dimentica la Promessa dell’Armonia e diventa tirannico e
prepotente…Be’, miei piccoli amici, di sicuro mi mancherete, voi e la vostra
canzone. E, per piacere, permettetemi di aiutarvi ad attraversare. Potete
arrampicarvi sulla mia schiena ed io vi porterò dall’altra parte, o anche più
lontano se volete.”-
La cortese
Civetta era veramente molto gentile:
occorre considerare che le Civette odiano la sensazione di avere qualcosa di
estraneo in mezzo alle piume e penne; ma un amico è un amico, e fra la gente
della foresta è costume accettare un po’ di fastidio personale per aiutare un
amico, e persino una semplice conoscenza che sia nei guai.
Così Grillina
e Little Grillo vennero trasportati sul ramo della Quercia lì accanto –non
volevano andare più lontano di così- ed appena si sentirono al sicuro
cominciarono a suonare la loro melodia, per pura gioia e gratitudine. La Grande
Civetta sorrise apprezzando la allegra canzone, a poi silenziosamente volò via
nella notte.
Il
Sole percorreva il cielo in pieno splendore, e la Piccola Grande Quercia era
viva e vibrante delle voci e dei suoni della sua multiforme famiglia: Api,
Uccelli, Calabroni, Grilli e Cicale cantavano e cinguettavano e ronzavano come
una vivace e complicata orchestra. Solo le urla rabbiose di Grillone all’opera
nel suo giorno di riscossione turbavano la serenità del giorno. Tenendo le Coccinelle a briglia corta in modo
che non potessero arrivare a leccare con le linguette la rugiada dalle
foglioline, Grillone stava tormentando un Bombo rotondetto e impolverato di
polline che si era fermato un momento sul Ramo Lungo, nel corso di un volo di
esplorazione. Il Bombo sembrava a suo agio e per nulla scosso dalla sfuriata, e
questo faceva diventare Grillone –che non poteva sopportare di non esser preso
sul serio- sempre più rabbioso e rumoroso. In effetti, era talmente preso che
quasi non si accorse che la Grande Civetta, perfettamente puntuale
all’appuntamento, era apparsa fra le lucide foglie verdeggianti.
-“Ah, ha! Sei
arrivata finalmente! Mai puntuale, eh?- urlò Grillone alla Civetta, scordandosi
del Bombo. –Tu, pigra d’una Civetta, speravi che me ne dimenticassi, eh? Ma io
non dimentico, e non perdono! E’ ora di pranzo: cosa intendi fare per me?”-
I grandi occhi
della Civetta erano come lune gemelle piene e dorate mentre Grillo li vedeva
avvicinarsi sempre di più, sempre più vicino…Così vicino che a malapena sentì
la voce vicinissima della Civetta che diceva:
-“Sì, è
proprio ora di pranzo.”-
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