Le allegre paperette
Le allegre paperette.
Allegre
e spensierate le paperette crescono in tutte le direzioni tranne che in altezza,
ed anche quella che un giorno di tregenda si è fatta trovare a panza in su,
incapace di girarsi e rialzarsi, percorsa avanti ed indietro da tutto il resto
della truppa che la usava come morbido zerbino, pure lei è pimpante e
gagliarda. Certo, adesso che hanno via libera nel recintone devono competere
con i pulcioni che sono più agili e salterelli: però non si rotolano più tanto
spesso a valle e si sono aperte dei varchi e sentierini su cui scivolano come
fossero in acqua. Già, l’acqua. C’è, oltre alla tramoggia da cui possono bere
tutti quando vogliono, una vaschetta la cui acqua viene cambiata spesso (gli
animali hanno bisogno di acqua pulita, o si ammalano). Appena sentono il rumore
della vaschetta che viene pulita e riempita, eccole arrivare di gran carriera,
ciabattando rapide e stringendo le curve per arrivare il prima possibile, quasi
potesse sfuggir loro qualcosa: infilano i becchi sott’acqua, la riempiono di
schifezze fangose, si fanno un veloce pediluvio in modo da assicurare una
sufficiente paludosità e se ne vanno felici e contente ancheggiando seducenti e
mormorando sommessamente i loro qua qua soddisfatti. Ogni tanto, due o tre
volte al giorno, raccolgo un bel po’ di verdura fra i filari della vigna,
cicoriette, trifoglini, lupinelle, e ne faccio dei mazzetti che distribuisco
spingendoli all’interno della rete. L’assalto è immediato e generale. Devo
essere velocissimo a posizionare svariati mazzetti perché voglio evitare che
nella competizione si sbecchettino fra loro e soprattutto che mi sbecchettino
le dita, disdicevole abitudine che hanno le paperette, che fra l’altro sono
dotate di collo telescopico e di testolina che passa fra le maglie della rete.
Ma può un chitarrista farsi sbecchettare le dita da una papera?
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