Amour

Amour.

         New entry ed anche fast exit nell’ormai esiguo parco animali della casa: un pescione di nome Amour  -una carpa- ha trovato la strada del nostro laghetto, quello della fonte, e vi alberga con soddisfazione. Almeno lo spero, visto che trascorre la maggior parte del tempo immobile sul fondo, immersa nella flora subacquea che sarebbe suo dovere divorare. Proveniente da uno di quei laghetti per pesca sportiva da cui è stata estratta da un mio amico mediante lenza e canna, poi trasferita in un secchio d’acqua dove doveva stare un po’ piegata perché è piuttosto lunga, la bella Amour (che pare essere il vero nome della varietà) è il decimo pesce che si trova a nuotare nelle perigliose acque della nostra vasca. Il fatto che sia sola soletta testimonia la pericolosità di quel maelstrom toscano: in effetti, i primi pesci rossi importati hanno avuto destini oscuri e fatali che sembravano sconsigliare ulteriori immissioni; ma a pesce donato non si guarda in bocca, perciò la sua bella ed elegante forma argentea oggi scintilla fra le alghette ed i ranocchi. 
        Otto pesci rossi furono i precursori della popolazione acquatica, ma dopo averne trovato uno a panza all’aria –pessimo segno- mi sono accorto che ogni giorno ne mancava uno: sette, sei, cinque… Alla fine ho capito che il misterioso fenomeno aveva una spiegazione scientifica, e dei colpevoli associatisi per delinquere: i nostri gatti. Il gatto si piazza sul bordo della vasca d’acqua ed attende con infinita pazienza che l’ignaro pesciolino si avvicini incuriosito dal lento ondeggiare della coda sul pelo dell’acqua. Il resto ve lo lascio immaginare,.  Così, obliterati i pesci rossi, ecco arrivare una bella trota sempre offerta dallo stesso amico pescatore. La trota era molto simpatica: veniva a galla quando ci vedeva, e mangiava direttamente dalle dita o dal cucchiaino (per quanto fosse ben educata era un po’ mordace, e le dita le pizzicava davvero). Il cucchiaino tintinnava allegramente sotto i suoi morsetti: ma la trota aveva l’abitudine innata di saltare ogni tanto fuor d’acqua e ad un certo punto deve aver fatto un salto fuori dalla vasca, nel qual caso, mi dispiace doverlo dire, si è trovata in un ambiente per lei assai sfavorevole. Non ne abbiamo mai trovato i resti, per cui è legittimo sperare che seguendo il minuscolo ruscello che dal troppo pieno della vasca si snoda verso valle sia riuscita a raggiungere qualche polla d’acqua dove vivere felice.  
         Infine è arrivata Amour la bella,  carpa bella pasciuta e quasi invisibile nella sua livrea grigio argento. Finchè è durata si è impegnata a mantenere pulito il fondo della fonte da alghe e detriti di ninfee. Ma la sventurata un giorno deve aver sentito il flusso dell’acqua in uscita dal troppo pieno, che in certe stagioni è abbastanza forte, e deve aver deciso che voleva esplorare il mondo al di là delle barriere architettoniche. Forse anche lei, seguendo il ruscellino che dalla fonte si avvia verso valle, è riuscita ad arrivare al Nestore, poi al Tevere ed ormai potrebbe essere a Roma. O magari ha incontrato la trota ed ora se ne stanno a chiacchierare in qualche anfratto fresco ed ombroso: ci saranno pure delle avventure a lieto fine, no?

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